La manutenzione delle strade non si fa e i consumi di asfalto scendono ai minimi storici. ITALIA



    

Asfalto_suoloDal 22 al 25 febbraio a Verona si svolge Asphaltica, il Salone europeo dedicato alla filiera dell’asfalto e delle infrastrutture stradali. Un’occasione importante che, grazie al contributo di Siteb, consente di fare il punto sui numeri e le prospettive del comparto. Infatti, l’Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade – appunto il Siteb – rappresenta le varie sfaccettature del settore, dalle aziende alla pubblica amministrazione sino agli ingegneri liberi professionisti, per un totale di circa 300 Associati che si occupano di progettazione, costruzione, controllo e manutenzione.

Nel corso del convegno che ha aperto l’importante evento, Siteb ha fornito i poco lusinghieri dati per il 2016: il consumo di asfalto in Italia è sceso nuovamente al minimo storico, con l’utilizzo di 22 milioni di tonnellate, confermando quanto già si sapeva, e cioè che la crescita del 2015 era legata esclusivamente ai grossi lavori per l’Expo e alle grandi opere autostradali della Brebemi, la Ten e la Pedemontana. Basti pensare che nel 2006 si consumava il doppio dell’asfalto impiegato lo scorso anno.

La rete stradale italiana raggiunge circa 500.000 Km, 25.000 dei quali gestiti da Anas. Dalle analisi di Siteb emerge chiaramente che, lasciando da parte i 7.000 Km di autostrade, ciò che lascia a desiderare è soprattutto la manutenzione: le buche che gli amministratori dimenticano di riasfaltare sono spesso la causa principale di spaccature e infiltrazioni capaci di compromettere fino alle profondità le reti, rendendo necessari interventi ben più onerosi dei cosiddetti “tappa buche” più economici, che non risolvono i problemi del manto e hanno una durata molto limitata. Come spiega il Presidente di Siteb Michele Turrinia causa dei mancati investimenti in manutenzione stradale negli ultimi 8 anni, per riportare la rete ai valori qualitativi standard del 2006, occorrerebbero almeno 40 miliardi di euro”, una cifra quadruplicata rispetto a quella che sarebbe stata la spesa ordinaria di un’attenta manutenzione. In pratica, si investe “quanto 30 anni fa” ma – continua Turrini – su una rete molto più estesa e trafficata in condizioni già critiche da anni”.

Come noto, chi opera in questo settore lavora principalmente per gli enti pubblici ma i pagamenti purtroppo non sono sempre immediati, con pesanti ricadute sulla tenuta delle imprese. Oltre all’invocare il problema delle buche nelle varie campagne elettorali, secondo Turrini si dovrebbe mettere al centro dell’agenda politica il tema generale della messa in sicurezza della rete “prima che questa collassi, impegnando tutti i livelli dell’amministrazione.

Nonostante la forte sfiducia, il rapporto Siteb si sforza anche di cogliere i segnali positivi che derivano da alcune condizioni strutturali che consentirebbero – se ci fosse la volontà – di affrontare in modo serio lo stato di salute delle nostre strade, come il calo del prezzo del barile, l’attuale atteggiamento della BCE e i nuovi investimenti dell’Anas. La volontà, appunto…

La notizia su Tiscali News

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