Nei giorni scorsi si è riunita a Oristano l’assemblea elettiva della CNA FITA Sardegna, l’organizzazione che rappresenta a livello regionale le imprese che aderiscono al sistema del trasporto persone e del trasporto merci. Nel corso dei lavori, il mondo dell’autotrasporto artigiano ha scelto di dare fiducia al presidente uscente Francesco Pinna ma l’occasione è stata utile anche per fare il punto sull’evidente crisi che sta attraversando il settore e sulle possibili soluzioni per uscire dall’impasse. I numeri infatti parlano chiaro: dal 2010 ad oggi il numero delle imprese attive in Sardegna ha fatto registrare un brusco calo, passando da 3.073 a 2.329, un crollo senza precedenti del trasporto su gomma che – fanno sapere da FITA – colloca la Sardegna al 5° posto tra le regioni italiane per riduzione percentuale degli operatori su strada. In termini assoluti parliamo di 774 unità (il 24.2 percento) per un comparto che conta circa 6500 addetti. A pesare come un macigno è il gap dell’insularità che secondo CNA comporta per i sardi “costi aggiuntivi per 1 miliardo e 100 milioni di euro, di cui 650 milioni determinati dai maggiori oneri per il trasporto delle merci”. Dunque motivi connaturati a questo splendido territorio, ma non solo: difatti non è un mistero che la Sardegna sia anche l’ultima regione italiana per dotazione infrastrutturale. Insomma, perché si creino le premesse di una pur minima ripresa servono interventi seri e di non certo piccola entità, come ha spiegato il presidente Pinna: «nel 2016 abbiamo fatto registrare la crescita economica più bassa di tutte le altre regioni italiane e per iniziare a crescere è necessario mettere in primo piano le opere infrastrutturali e il metano».
Secondo i dati della CNA FITA sarda, è vero che nel 2016 c’è stata una ripresa del 7 percento dei volumi di merci trasportate ma è comunque poca cosa rispetto al “vertiginoso crollo di oltre il 30 per cento registrato tra il 2010 e il 2014”. Per Pinna “occorre che il governo regionale recuperi in fretta il ritardo accumulato negli ultimi anni sbloccando la spesa pubblica, velocizzando la spendita dei fondi strutturali europei e, soprattutto, stringendo i tempi di attuazione di quanto previsto negli accordi di programma relativi alle ferrovie, all’Anas e al Patto per la Sardegna”. Tutti buoni propositi che purtroppo, ad oggi, la politica e la pubblica amministrazione hanno disatteso e a cui si aggiunge il nodo di come rendere operativi (ed efficaci) gli uffici periferici della motorizzazione.