Il gap infrastrutturale penalizza non poco le chance di crescita del nostro Paese: dalle strade alle ferrovie, dalla logistica alle vie del web, dai gasdotti alla rete elettrica, l’Italia sconta un deficit che si traduce in meno opportunità in tutti i settori chiave, sia per il pubblico sia per il privato. Complice anche la campagna elettorale, in questi giorni è imperversata la polemica sulla possibile interruzione delle procedure per il finanziamento dei lavori per il completamento dell’autostrada Ragusa – Catania.
A innescare la diatriba è stato l’assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia, Marco Falcone, il quale ha dichiarato che la Ragioneria generale dello Stato starebbe strumentalmente cercando di allungare le procedure autorizzative, praticando “il gioco dell’oca sulla pelle dei siciliani”. In effetti, la storia della Ragusa – Catania rimanda a ben 18 anni fa, quando appunto l’opera fu concepita: da allora, però, solo ritardi e tortuosità complice la severa e snervante burocrazia.
Il raddoppio della tratta è tra l’altro fortemente sostenuto dai cittadini siciliani, che ben conoscono la pericolosità di quell’arteria stradale. Ma perché l’assessore Falcone si è spinto a sostenere che neanche stavolta è quella buona? Il progetto di raddoppio è un project financing, ossia un’opera da realizzare con fondi privati e pubblici, e tra questi vi sono quelli comunitari e strutturali: per questo, secondo Alessandra Dal Verme della Ragioneria dello Stato, il progetto dovrà ancora passare dalla Commissione superiore nazionale dei lavori pubblici per poi essere validato dal Ministero dell’economia. E solo dopo potrà approdare al Centro interministeriale per la programmazione economica (CIPE). Ma per l’assessore Falcone un simile iter potrebbe comportare che trascorra un altro anno prima di veder partire i lavori, anche considerato che potrebbe scattare la richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale.
Inoltre, come spiega il Comitato dei cittadini a sostegno dell’infrastruttura siciliana, “tali ritardi intralciano le procedure propedeutiche che erano partite, come gli espropri dei terreni asserviti, che si sono dovuti fermare”. E aggiungono: “il tempo che inesorabile passa e fa tardare l’inizio dell’opera pone delle difficoltà al finanziamento pubblico di fonte europea in capo alla Regione siciliana che, già nel mese di marzo 2018, sarà oggetto di revisione sulla reale disponibilità per la realizzazione e attuazione dell’opera da parte degli uffici dell’Unione Europea”. A cercare di tranquillizzare i cittadini è intervenuto il deputato dell’Ars Nello Di Pasquale del Partito Democratico, il quale ha chiarito che la Ragusa – Catania è un’opera seria che fa parte del Piano per il Sud, sostenendo che “lo stop appare di natura esclusivamente tecnica” e che in effetti “l’iter si è fermato al CIPE”.
I prossimi giorni potrebbero essere dunque decisivi per conoscere le sorti della tratta.