“La cultura e il turismo sono il nostro petrolio”. Quante volte questa frase è stata pronunciata da amministratori, cittadini, classe dirigente e via di seguito? Molte volte. E con riferimento al Sud Italia in particolare? Ancora di più. Ora, al di là della pretesa un po’ velleitaria di immaginare un’Italia bella ma che non produce e senza industria, anche supponendo che il nostro Paese possa nutrirsi solo di cultura e turismo, sarebbe mai possibile farlo con il verificarsi di situazioni al limite del paradosso come quella che stiamo per raccontare?
Siamo a Capo d’Orlando, provincia di Messina, Sicilia. Dal 16 aprile Villa Piccolo, importante patrimonio artistico e culturale della zona e dell’intera Isola, residenza del poeta Lucio e del pittore Casimiro Piccolo, cugini del famoso scrittore Filippo Tomasi di Lampedusa, che lì scrisse alcune pagine del Gattopardo, è chiusa. Cancelli sbarrati, musei e parco di 20 ettari inaccessibili e programmato il licenziamento di due dipendenti e altri 15 collaboratori e lavoratori stagionali. «Per visitare il Parco-Museo di Villa Piccolo rivolgersi al dott. Enrico Carapezza, dirigente Regione siciliana», questa è la scritta che si trova apposta all’ingresso della Villas. La Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, con a capo l’avvocato Giuseppe Di Benedetto, ha così voluto simbolicamente – ma nemmeno troppo – protestare contro un classico cortocircuito all’italiana.
La Fondazione gestisce la villa dal 1970 e ne tutela il patrimonio culturale, librario, naturalistico e artistico, con lo scopo di incrementare le attività culturali e possibilmente i visitatori. Grazie alla mostra di “acquerelli magici” di Casimiro Piccolo, organizzata al Teatro Antico di Taormina, la Fondazione avrebbe dovuto ricevere circa 180 mila euro dalla Regione Sicilia. Una cifra derivante da una percentuale sul biglietto di ingresso che l’Amministrazione si era impegnata a corrispondere all’ente culturale: quindi più visitatori, più incassi, quindi stimolo alla promozione culturale, all’apertura verso l’esterno. Ebbene un controllo incrociato effettuato dalla Regione ha “svelato” un errore di calcolo: 50 centesimi di troppo riconosciuti alla Fondazione. Sì, 50 centesimi. Tutto bloccato e Villa chiusa per volontà della Fondazione che necessita da tempo di quella cifra per sopravvivere, vantando già, per altro, un alto credito con l’ente regionale.
Pare si sia già attivato l’assessore ai Beni Culturali Carlo Vermiglio che ha però fornito una ricostruzione leggermente diversa della vicenda. Si tratterebbe, infatti, di un problema di natura tecnica: “Per procedere al pagamento abbiamo dovuto chiedere l’istituzione di un capitolo di bilancio da parte dell’assessorato all’Economia. Una volta ottenuto questo, bisogna ricevere dalla Fondazione il certificato antimafia e il documento di regolarità contributiva” spiega Vermiglio. E nel frattempo? Villa chiusa. Insomma, se la prima motivazione – i “50 centesimi” – è surreale, la seconda non sembra essere è da meno.
La campagna social “Dona 50 cent alla Regione Sicilia per salvare Villa Piccolo”