Rigassificatore di Zaule, 12 anni per un nulla di fatto. FRIULI-VENEZIA GIULIA



    

trieste_portoIl progetto per il rigassificatore di Zaule, frazione di Muggia in provincia di Trieste ha iniziato il suo iter autorizzativo ben 12 anni fa, nel luglio 2004 con la prima istanza di avvio presentata al Ministero delle Attività Produttive.

Il progetto è proposto dalla multinazionale spagnola Gas Natural Fenosa attraverso la società Gas Natural Rigassificazione Italia e prevede un investimento a capitale privato superiore ai 500 milioni di euro per la costruzione di un terminale preposto alla rigassificazione di gas naturale liquefatto che, dopo essere stato riportato allo stato gassoso, può essere immesso nella rete nazionale attraverso il gasdotto Zaule-Villesse.

A livello nazionale il progetto ha chiuso il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nel 2009 e, attualmente, si trova bloccato nell’ultima fase del procedimento autorizzativo previsto per il rilascio dell’Autorizzazione Unica da parte delle Autorità e degli Enti competenti.

Come spesso succede in questi casi inizialmente la Regione Friuli-Venezia Giulia guidata dalla Giunta di centro sinistra dell’imprenditore Riccardo Illy, aveva dato una valutazione positiva sul rigassificatore. Questo nel 2005. La giunta Tondo di centro destra che si è succeduta, dopo lunghi tentennamenti ha espresso invece un parere negativo e così anche l’attuale presidente Debora Serracchiani, la cui contrarietà all’impianto è totale, tanto da decidere di impugnare davanti al TAR il giudizio di compatibilità ambientale espresso dal Ministero dell’Ambiente.

Dell’esito del tribunale amministrativo si attende ancora risposta ma per la Serracchiani l’eventuale presenza del rigassificatore sarebbe pregiudizievole per le attività portuali, poiché il traffico delle navi gasiere sarebbe incompatibile con i traffici navali attuali e con gli auspicati sviluppi, nonché per la sensibilità del sito, a ridosso dell’impianto di stoccaggio di idrocarburi della Siot.

L’intesa finale tra Ministero dello Sviluppo Economico e Regione è necessaria. Se questa non venisse raggiunta la palla passerebbe alla Presidenza del Consiglio per dirimere definitivamente la questione. A complicare ulteriormente le cose il fatto che l’impianto rientri nella lista dei Progetti di interesse comune vagliata dalla Commissione Europa ma l’eventuale collocazione di un rigassificatore nell’Alto Adriatico dovrà essere decisa dall’Italia in accordo con la Slovenia, che ha a più riprese manifestato la propria assoluta contrarietà al progetto.

L’articolo su www.triesteprima.it

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