Le conseguenze per le imprese dopo i frequenti (e tragici) crolli in autostrada. ITALIA



    

autostrade_pontiRecenti fatti di cronaca hanno raccontato, con una frequenza non trascurabile, del cedimento di interi ponti autostradali e di cavalcavia, con conseguenze drammatiche.

Simili incidenti stanno anche determinando una serie di criticità per le imprese italiane che fanno i conti con il progressivo complicarsi di permessi e di autorizzazioni, necessarie per poter far circolare sul territorio i propri prodotti. Infatti, in seguito a episodi come il crollo del Ponte di Annone Brianza (Lecco), né le Province né l’Anas sembrano disponibili a farsi carico della responsabilità di autorizzare i trasporti cosiddetti “eccezionali”, cioè quelli che superano i limiti delle 100 tonnellate, impedendo la percorrenza di gran parte della rete stradale italiana, in particolare nei tratti in prossimità di ponti e cavalcavia. Con conseguenze che ricadono sulle imprese che giocoforza si servono del trasporto pesante per le loro merci.

Non sorprende che a risentirne maggiormente siano regioni come la Lombardia o l’Emilia Romagna ma il fenomeno è in aumento e per farsi un’idea dei numeri in ballo basta citare quelli di Aipe, l’associazione delle imprese di caldareria, che conta danni per 600 milioni (con fatturati in calo anche del 20%) e non esclude azione penali visto che – come spiega il presidente di Aipe, Luca Tosto – “il trasporto pesante su gomma rischia la paralisi”.

Il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè sa bene che quando si verificano questi gravissimi episodi si fa un gran parlare di manutenzione e sicurezza delle nostra strade, ma il non concedere i permessi a circolare è un atteggiamento inedito e allo stesso tempo facilmente spiegabile: “è scattato da parte di molte amministrazioni il timore di diventare oggetto d’inchiesta da parte della magistratura; una paura che si traduce in un eccesso di rigidità”.

Qualche settimana fa, anche Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia, aveva posto la questione: “questo stallo inaccettabile si ripercuote pesantemente sulle nostre imprese, che rischiano la paralisi della propria attività con effetti anche molto pesanti in termini di penali laddove non dovessero rispettare i tempi previsti dai contratti con i clienti”. Senza dimenticare – come ricorda Tosto – che chi effettua trasporto pesante ha un aggravio di spesa ulteriore, avendo l’obbligo dei controlli sulla stabilità e sulle condizioni di percorrenza sui tratti a rischio. Inoltre, i mercati stranieri potrebbero interrompere i loro ordinativi dall’Italia perché non disposti ad accettare ritardi nella consegna.

Per tamponare la situazione, Aipe propone di aprire un tavolo con i trasportatori in modo da evitare ulteriori limitazioni, ma è del tutto evidente che i nodi principali restano la sicurezza e la manutenzione, da affrontare – suggerisce Aipe – mediante perizie da effettuarsi ogni due/tre anni con la supervisione di Anas o delle province.

L’articolo su Il Sole 24 Ore

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