Rifiuti: nel biellese i comuni ricorrono al Tar per fermare l’ampliamento di una discarica. PIEMONTE



    

discarica_piemonteI comuni della provincia di Biella fanno quadrato contro il progetto di ampliamento della discarica di Cavaglià, alimentando una situazione di stallo che potrebbe innescare una vera e propria emergenza rifiuti. Aumentano, infatti, le probabilità che il progetto riceva l’alt dopo che anche il comune di Cavaglià ha deciso di ricorrere al Tar, seguendo le orme dei comuni di Santhià, Tronzano, Alice Castello e Borgo d’Ale già schieratisi contro la Provincia di Biella e il Consorzio di smaltimento Cosrab. “Non abbiamo cambiato idea rispetto a qualche mese fa – ha spiegato l’assessore Rosso –: che fossimo contrari all’ampliamento lo sapevano tutti, e l’abbiamo fatto presente in conferenza dei servizi. Ci siamo mossi dopo, rispetto ai comuni vicini, perché abbiamo atteso che la Regione facesse un passo avanti nella pianificazione e nella gestione della Valledora”.

L’intricata vicenda della discarica piemontese riassume bene la corsa ad ostacoli che numerosi progetti incontrano sulla propria strada, in primis gli arzigogolati iter burocratici, ma anche i confini istituzionali fin troppo sfumati che spesso non consentono ai cittadini di capire chi decide cosa (la provincia? I comuni? Le regioni?). Senza dimenticare la folta schiera di movimenti non sempre “qualificati” e le modalità improvvisate con cui avviene il dialogo tra società civile e decision makers.

D’altronde, si sa, la gestione dei rifiuti è un tema molto sensibile per le comunità che – giustamente – pretendono di essere rassicurate sui possibili danni ambientali, proprio come nel caso di Cavaglià dove i vari comitati lamentano il rischio che la falda di ricarica possa inquinarsi (ma su ciò concordano anche le autorità sanitarie!) tanto che anche il Consiglio regionale ha impegnato la Giunta ad una verifica dello stato autorizzativo delle attività e a individuare entro 180 giorni i vincoli e le misure sulla protezione delle acque destinate al consumo umano. Nel frattempo però, il territorio dovrà “fronteggiare” 600 mila metri cubi di rifiuti in arrivo, da ripartire tra la discarica di Asrab e quella di rifiuti speciali non pericolosi di A2A Ambiente, prossime all’esaurimento.

L’articolo su La Stampa

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