Il 24 e 25 ottobre scorsi si è svolto a Cernobbio il Forum internazionale di Confcommercio‒Conftrasporto, evento atteso dagli stakeholders per fare il punto sullo stato di salute del sistema infrastrutturale del nostro Paese. Dalla due-giorni, però, il settore esce fortemente ridimensionato, come dimostra l’impietosa fotografia scattata dal “Rapporto su trasporti e logistica” realizzato dall’ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (Isfort). Lo studio dell’associazione, guidata da Carlo Sangalli, consegna un quadro tutt’altro che roseo del comparto infrastrutturale e dei trasporti in cui “si gioca una partita decisiva per la crescita e per il futuro del Paese”. “Stiamo perdendo imprese italiane nel settore – avvisa Sangalli – anzi senza esagerare, anche per una cattiva interpretazione della concorrenza in Europa, rischiamo di perdere proprio l’intero settore”. I numeri parlano chiaro: tra il 2010 e il 2014 i volumi di merci trasportati in Italia sono scesi del 10% nel settore marittimo e del 37% nel trasporto su gomma, facendo registrare il calo più significativo in rapporto agli altri Paesi fondatori dell’Ue mentre, nel medesimo periodo, le nazioni dell’Est Europa crescevano a ritmi sostenuti (un dato su tutti è il +18% della Bulgaria sia nel settore marittimo che in quello dell’autotrasporto). La situazione non cambia sul versante delle merci in entrata, con perdite del 60% per le imprese nostrane del trasporto su gomma quando i nostri vicini a Est segnano crescite addirittura del 700%. Insomma, gli operatori chiudono – dal 2009 al 2015 si è passati da 140mila a 120mila – e la mancanza di investimenti in opere infrastrutturali condanna l’Italia ai margini degli scambi nel Vecchio continente.
I mali del “sistema-Italia” sono noti (non a caso la ricerca di Confcommercio tiene conto anche di indicatori quali l’eccesso di burocrazia e di carico fiscale e, ovviamente, la corruzione) ma a Cernobbio si preferisce parlare in modo franco se non altro perché senza infrastrutture moderne e adeguate rischiamo di perdere 34 miliardi di euro l’anno – l’equivalente di 2 punti percentuali in termini di Pil – vanificando la posizione strategica che ci vede geograficamente al centro del Mediterraneo. Secondo Sangalli “non sfruttiamo le potenzialità del trasporto ferroviario: abbiamo una rete strozzata e obsoleta soprattutto al Centro; e una situazione drammatica al Sud. È nel Mezzogiorno che abbiamo accumulato gravi ritardi, non riuscendo ad avviare un sistema della mobilità delle merci e delle persone più efficace ed efficiente”.
In sintonia con il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè, Confcommercio ritiene indispensabile “un piano strategico per i trasporti, la logistica e la mobilità, con l’istituzione di un coordinamento nazionale che si concentri sulle opere e sugli interventi necessari al rilancio del settore e del Paese”, dato che c’è ancora molto da fare sulla connessione e l’accessibilità dei territori, come pure sull’adeguamento delle nostre infrastrutture ferroviarie e del sistema marittimo. Per crescere bisogna investire e dalla platea di Cernobbio Confcommercio lancia i primi suggerimenti strizzando l’occhio alle grandi opere nei valichi alpini, all’ammodernamento della rete viaria e alla “cura del ferro”, alle autostrade del mare e “allo sviluppo delle compagnie che eseguono servizi di cabotaggio nazionale”.