Smart and Sustainable Cities: una fotografia dei Comuni italiani secondo l’ICity Rate 2017

Opinione

13-11-2017     Eleonora MAZZONI

Governance e partecipazione, legalità e sicurezza, ricerca e innovazione, trasformazione digitale, cultura e turismo, occupazione, crescita economica, mobilità sostenibile, povertà, istruzione, qualità dell’acqua e dell’aria, energia, verde urbano, suolo e territorio, rifiuti. Queste le dimensioni selezionate nel rapporto annuale ICity Rate 2017, presentato lo scorso 24 ottobre da FPA, per fotografare la situazione delle città italiane nel loro percorso per diventare più intelligenti, città cioè che fanno ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per portare avanti processi innovativi atti a rendere la dimensione urbana più inclusiva e vivibile. Ognuna delle dimensioni elencate (15 per l’esattezza), è approssimata da uno o più indicatori (113 in tutto) che vengono poi aggregati in un unico indice (ICity index). Il posizionamento delle città in questo rating 2017 è ottenuto come distanza dai valori target definiti per ciascuna dimensione così come condivisi a livello europeo e internazionale, e sintetizza dunque la strada che le città hanno ancora da fare per il loro raggiungimento.

Tra i 106 comuni capoluogo analizzati nel rapporto sono Milano, Bologna e Firenze quelli che rispondono meglio alle sfide dello sviluppo sostenibile, occupando infatti le prime tre posizioni nella classifica dell’ICity index. Questi comuni sembrano però essere trainati da diverse strategie di sviluppo. Dall’analisi dei diversi indicatori emerge una Milano sostenuta dalla crescita economica e dalla capacità di innovare processi decisionali e servizi, che mostra tuttavia delle criticità in tema di sostenibilità ambientale, punto di forza invece per il comune di Bologna, vincente in qualità dell’ambiente, politiche di welfare e innovazione territoriale, seguito da una Firenze in cui turismo e cultura, determinanti del suo sviluppo economico, hanno portato ad un impegno importante soprattutto in tema di crescita digitale e innovazione dei servizi, attrazione dei finanziamenti europei nonché investimenti sulla mobilità sostenibile e sulla salvaguardia delle risorse naturali. Nella top ten delle città smart and sustainable, troviamo poi Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena. Quattro delle prime dieci posizioni, sono occupate da comuni capoluogo dell’Emilia Romagna risultato, sottolinea il rapporto, di una scommessa su un modello di crescita sostenibile e inclusiva condivisa a livello regionale.

Anche se cinque delle dieci città in top ten sono capoluoghi metropolitani (Milano, Bologna, Firenze, Venezia e Torino), nelle città metropolitane si evidenzia un generalizzato ritardo in tema di legalità e sicurezza e tutela e gestione dell’ambiente e delle risorse naturali. Tra le prime dieci della fila è poi Roma la grande assente. La capitale si trova infatti al 17° posto della classifica, con un miglioramento rispetto al 2016 legato alla diffusione della banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, etc., ma ancora indietro in tema di mobilità sostenibile, energia, occupazione e governance, aspetti di grande rilevanza per una città delle sue dimensioni. I comuni del Sud risultano ancora arretrati in quasi tutti gli ambiti di policy, ma dal rapporto emergono alcune eccellenze. Tra tutte Cagliari, prima tra le città del Mezzogiorno in graduatoria, che in un anno è passata dal 54° al 47° posto dell’ ICity index. Nella graduatoria delle prime quindici città del Mezzogiorno troviamo anche due comuni sardi (Sassari, Oristano), a testimonianza dell’importante percorso di crescita avviato nell’isola. La situazione di arretratezza del Sud Italia peggiora poi nei comuni siciliani: Siracusa, in 84° posizione, è infatti la prima città ad apparire in graduatoria.

Nel complesso emerge quindi un ritardo strutturale della maggior parte dei comuni capoluogo del Sud, accompagnato da un miglioramento dei comuni metropolitani che tuttavia, ad una maggiore attenzione, nascondono ancora grandi lacune in tema di qualità dell’ambiente urbano. Il rapporto racconta in sintesi un’Italia delle città a cui manca ancora una politica coordinata in grado di coniugare distanze, scelte di policy e modalità di governo differenti in funzione di obiettivi nazionali, europei o addirittura globali, quali il cambiamento climatico, la povertà, la mobilità sostenibile, il consumo di suolo, la sicurezza. I passi avanti ci sono e sono importanti, ma porre al centro la dimensione urbana dove si concentrano i problemi di natura sociale ed economica richiede ancora uno sforzo a livello di politiche locali: sono le città a dover tradurre gli obiettivi di sistema in azioni concrete, coerenti ed efficaci.

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