I processi partecipativi in Lombardia

Opinione

15-06-2017     * Emilio CONTI, Università IULM di Milano e consulente di Public Affairs Advisors

Il 5 giugno scorso è stato presentato a Milano il Rapporto su Istituzioni e Imprese in Lombardia realizzato dall’Osservatorio Orti. Un quadro molto interessante di questa Regione che si conferma come locomotiva del Paese.

In questo panorama tutto sommato roseo, un aspetto del Rapporto che mi preme sottolineare, e che non è stato evidenziato adeguatamente sui media e di cui spesso il cittadino non ne ha sufficiente sentore, è la partecipazione ai processi decisionali pubblici avviata da anni dalla Regione.

Diverse sono le Leggi che sono state approvate dal Consiglio regionale in questi anni. Citerò solo le ultime iniziative legislative, rimandando per una disamina più completa al Rapporto dell’Osservatorio Orti: la Legge regionale del 20 luglio 2016, n. 17 che “Disciplina la trasparenza dell’attività di rappresentanza di interessi nei processi decisionali pubblici presso il Consiglio regionale” e che vuole rendere esplicita e trasparente l’attività di lobbying all’interno della Regione, e la proposta di progetto, fatta all’inizio di quest’anno, per una Legge regionale che faciliti le procedure per la presentazione di proposte di iniziativa popolare ed elimini gli ostacoli che oggi rendono difficoltoso l’approdo di questo tipo di istanze all’esame del Consiglio regionale.

Un ulteriore aspetto evidenziato nel Rapporto è lo sviluppo di sistemi innovativi digitali che adottano i principi dell’Open data government, che facilitano sia la partecipazione dei cittadini e delle imprese sia la semplificazione e la trasparenza delle procedure burocratiche. Il Rapporto presentato a Milano fa un quadro piuttosto variegato di come le pubbliche amministrazioni lombarde stiano aderendo a questo modello di open government: in Lombardia circa il 30% dei Comuni rende disponibili gli open data per i cittadini e le imprese, in linea con la media nazionale,  e in molte amministrazioni (il 44%) è possibile avviare e completare un iter burocratico interamente per via telematica, mentre il dato nazionale arriva poco oltre il 30%.

Infine è interessante valutare la relazione positiva esistente tra la capacità dei Comuni di offrire servizi per via telematica e il numero di nuove realtà imprenditoriali innovative. In Lombardia, a fronte del  43,5% di Comuni “telematizzati”, ci sono 149 start-up innovative attive ogni milione di abitanti, un valore decisamente al di sopra della media nazionale.

In conclusione, il Rapporto dell’Osservatorio Orti ci mostra come la situazione nella regione sia più che soddisfacente e come, in termini di partecipazione pubblica, la Lombardia abbia puntato molto sull’innovazione e l’informatizzazione della Pubblica amministrazione per facilitare e semplificare il rapporto tra Istituzioni, cittadini e imprese.

* Laureato in biologia a Milano, ha lavorato come ricercatore universitario in Francia – Université Paris VI e Istituto Pasteur – e a Milano – Università degli Studi e CNR. Da oltre vent’anni svolge attività di consulenza aziendale nei settori della comunicazione d’impresa, delle relazioni pubbliche e nelle relazioni istituzionali e industriali. Insegna Comunicazione ambientale presso l’Università IULM di Milano. Tra gli ideatori e organizzatori del Festival dell’Energia e del NimbyForum, il primo Osservatorio media permanente sui conflitti ambientali e territoriali, di cui è stato il Responsabile scientifico fino al febbraio del 2012.

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