Lo scorso 13 luglio la Banca d’Italia ha pubblicato l’aggiornamento annuale del rapporto “Economie regionali”, che fornisce come d’abitudine un quadro sintetico della congiuntura economica nelle regioni e nelle macroaree italiane nell’ultimo anno. Secondo la BdI nel 2016 la crescita del PIL è stata più sostenuta nel Nord Est (+1,2%), mentre Nord Ovest e Centro sono cresciuti rispettivamente a tassi inferiori, rispettivamente pari allo 0,8% e allo 0,7%. Si evidenzia, in particolar modo, la crescita dell’economia nel Mezzogiorno dove la ripresa iniziata nel 2015 sta proseguendo, con un aumento del PIL dello 0,9%. In questa area si sottolinea la crescita del valore aggiunto dell’industria in senso stretto, che arriva dopo due anni consecutivi di contrazione, superando la crescita del valore aggiunto nel settore dei servizi. Anche per quanto riguarda l’occupazione, segue il rapporto, nel Mezzogiorno la crescita riguarda in particolar modo l’industria (+2,6%). Il quadro generale di ripresa è ancora legato al ruolo delle esportazioni.Tuttavia dal lato della domanda interna il miglioramento sembra essere legato principalmente alla spesa per consumi delle famiglie e agli investimenti fissi lordi, influenzati positivamente dagli incentivi fiscali previsti dalla Legge di Stabilità 2016 per gli investimenti in beni materiali nuovi effettuati dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016.
Come noto, la Legge di Bilancio 2017 ha prorogato di un anno le agevolazioni a favore degli acquisti di impianti e macchinari, estendendole al 31 dicembre dell’anno in corso. La misura è stata inoltre potenziata per favorire maggiormente gli investimenti in chiave “Industria 4.0”. Sul tema è intervenuta la Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che lo scorso 10 luglio ha pubblicato uno studio di impatto dei possibili effetti del “Piano Industria 4.0” sui sistemi economici del Mezzogiorno e del Centro-Nord. Lo scopo è quello di cogliere gli effetti indotti dalle misure di policy previste a livello territoriale. I principali interventi previsti dal Piano riguardano il prolungamento e il potenziamento delle misure generali di sostegno agli investimenti: super/iper ammortamento, credito d’imposta sugli investimenti in R&S e Nuova Sabatini. Nel complesso la “Relazione tecnica al Disegno di Legge di Bilancio per il 2017” prevede un impiego di risorse pubbliche, in termini di minori entrate IRES, pari a 13,2 miliardi di euro, distribuiti nel periodo 2018-2027. La maggior parte di questi sono da ascrivere al super / iper ammortamento (9,2 miliardi di euro), con una quota di accesso delle imprese meridionali a questa agevolazione del 7%, ed un valore erogato di circa 650 milioni di euro. La maggior parte delle agevolazioni previste dovrebbe essere dunque assorbita dal Centro – Nord, e questo vale anche per quanto riguarda il credito d’imposta sulle spese incrementali in Ricerca e Sviluppo e la Nuova Sabatini.
Secondo le stime, il “Piano Industria 4.0” avrà principalmente due effetti a livello territoriale. In primo luogo quello di creare investimenti aggiuntivi sia nel Mezzogiorno (+ 6 punti percentuali) che nel Centro – Nord (+ 2 punti percentuali), da valutarsi positivamente proprio a causa della forte contrazione che questi ultimi avevano subito soprattutto nelle regioni meridionali dall’inizio della crisi. In secondo luogo quello di essere in grado di portare, nel lungo periodo, ad un miglioramento permanente nelle condizioni strutturali dell’offerta, tramite un aumento della produttività oraria del lavoro e del valore aggiunto dell’industria. Per avere un termine di paragone, l’effetto addizionale impresso dalla policy alla produttività oraria del lavoro rappresenterebbe circa il 17% e il 5% del tasso di crescita medio annuo di questa voce dagli anni 80’ al periodo pre crisi, rispettivamente nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno. L’impatto su queste due variabili sarebbe tuttavia più contenuto nel Mezzogiorno rispetto alle regioni del Centro – Nord a causa degli elementi strutturali che caratterizzano l’industria del Sud e che renderebbero più difficile la diffusione degli shock positivi legati all’introduzione della policy.