Le strade del Nord Ovest viaggiano a rilento: i dati dell’Osservatorio OTI. LIGURIA, PIEMONTE, LOMBARDIA



    

Cantiere_Expo_ruspeSi fa presto a dire “il Nord ricco e produttivo”. Le risorse e i progetti, in effetti, non mancano. Ma lo stesso si evidenziano, e in grossa portata, le difficoltà nelle quali incappa il resto del Paese: iter complessi e talvolta paradossali, diversi livelli decisionali, scarsa visione del sistema nel suo insieme, poca fiducia nell’alleanza Impresa-Territorio. In sostanza: cantieri iniziati e non finiti e potenziale di mobilità ridotto.

L’Osservatorio Territoriale Infrastrutture (OTI), progetto nato in collaborazione tra Assolombarda, Unione Industriale di Torino e Confindustria Genova, si propone di effettuare il monitoraggio delle opere infrastrutturali necessarie al rafforzamento del sistema dei trasporti del Nordovest.

Un progetto che dal 2001 (datati 2006 i primi rapporti annuali), raggruppando dati di progetto (per cadenza, tipologia, copertura finanziaria) in maniera sintetica e in tempo quasi reale, aggiorna sul proprio sito internet circa lo “stato dell’arte” per quanto riguarda le infrastrutture in costruzione o in previsione nelle regioni Lombardia, Liguria e Piemonte.

Il rapporto OTI 2016 è stato appena pubblicato e presentato alla Mobility Conference, l’appuntamento sulla mobilità promosso da Assolombarda e Camera di Commercio di Milano.

Il 2021 è l’anno-obbiettivo per molti dei progetti che insistono sull’area e oggetto di monitoraggio, come ad esempio il passante ferroviario torinese, il collegamento ferroviario con i due terminal dell’aeroporto di Malpensa. Ma per molti altri è già emersa la consapevolezza che il traguardo temporale non sarà rispettato (e qui parliamo del completamento della Pedemontana o del raddoppio dei trafori autostradali Frejus e Tenda). Sono tanti però i progetti localizzati soprattutto nell’area a cavallo tra Piemonte e Lombardia di fatto bloccati: la Pedemontana in area piemontese, l’autostrada Asti-Cuneo, il potenziamento della ferrovia Milano-Mortara.

Dal quadro e dagli interventi, si giunge ad una lista dei fattori che determinano principalmente i ritardi: contestazioni territoriali (un consenso non solo della cittadinanza ma anche dell’amministrazione), la disponibilità di risorse finanziarie da parte statale, per cui si è scelto di limitare il numero dei progetti “prioritari”. Ma si evidenzia soprattutto la difficoltà, sia delle istituzioni che delle imprese, a ragionare su opportunità di finanziamento con modalità alternative, quali il project financing o il partenariato pubblico-privato. In sostanza, manca il ragionamento sul “sistema-Paese”.

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