Fiasconaro, azienda leader nel settore dolciario del made in Sicily, si sfoga contro la burocrazia dell’amministrazione locale di Castelbuono e si dice pronta a trasferire la sua produzione in Piemonte, in un piccolo comune di Velasca, nel Cuneese. L’imprenditore, Nicola Fiasconaro, non riuscirebbe ad ottenere a Castelbuono gli spazi necessari per un ampliamento dell’azienda richiesto dal mercato. La burocrazia e i tempi troppo lunghi per il rilascio di un permesso hanno spinto l’imprenditore a riflettere su un possibile spostamento della produzione là dove spazi e norme glielo consentono.
La Fiasconaro è un azienda di Castelbuono, gestita dai tre fratelli Nicola, Fausto e Martino Fiasconaro, che opera nel settore dolciario da decenni. Il suo è uno dei marchi più conosciuti del made in Sicily e occupa più di 120 dipendenti solo a Castelbuono e un’altra decina di dipendenti in altre aree dell’isola. Il successo dell’azienda è stato quello di costruire, di anno in anno, un processo produttivo realizzato tutto in Sicilia e non cedere alle linee economicamente più convenienti di trasferire parte della produzione in altri paesi.
Tuttavia, negli ultimi anni, ad un aumento della domanda dei suoi prodotti l’imprenditore si è visto costretto a bloccare gli ordini per mancanza di spazi adeguati. È da tempo, infatti, che l’azienda esprime il suo malcontento nei confronti del Comune. “A Castelbuono – afferma l’imprenditore – è tutto bloccato, l’ex area artigianale Sirap è in possesso del Comune da sei anni e abbandonata da oltre trenta ma io non riesco ad averne uno spazio per l’ampliamento della mia azienda”.
Dal canto suo, l’amministrazione locale si dice contrariata dalle posizione dell’imprenditore. Il sindaco di Castelbuono replica che quanto affermato da Fiasconaro è “assolutamente ingeneroso” nei confronti dell’amministrazione che ha sempre cercato di essere un attento interlocutore.
In conclusione, seppure il trasferimento della produzione di Fiasconaro non sia ancora una certezza, è certo, invece, che una burocrazia troppo ingombrante e lenta non può che danneggiare l’industria in generale e di conseguenza contribuire all’aumento di un tasso di disoccupazione già troppo alto in Sicilia.