Biodigestore Valle Scrivia: i cittadini minacciano ricorso al Tar. LIGURIA



    

biodigestore_liguriaSembra ormai che ricorrere al Tar sia diventato lo sport nazionale, visti i tanti ricorsi alla giustizia amministrativa che intasano i tribunali regionali: imprese ed enti locali che non riescono a trovare la quadratura e perciò si rivolgono alla giustizia per stabilire una volta per tutte se il progetto in questione si deve o non si deve fare. Questa è la triste sorte di tante opere più o meno rilevanti che in Italia sono sospese nel vuoto di autorizzazioni prima concesse poi revocate, con dietro l’ombra lunga dei cittadini che a loro volta prendono posizione – quasi sempre, sia detto per inciso, contro la realizzazione della discarica, dell’inceneritore, del gasdotto e così via. Esattamente quello che sta accadendo al biodigestore di Isola del Cantone, comune della città metropolitana di Genova.

La vicenda è balzata agli onori della cronaca quando il 30 dicembre scorso, nell’ultima seduta dell’anno, la Giunta regionale guidata dal Presidente Toti concede il via libera al biodigestore (un impianto che trasforma i rifiuti in gas da utilizzare come combustibile per la produzione di energia elettrica) dell’impresa Energa di Genova. Ormai da due anni i comuni della Valle Scrivia si stanno opponendo duramente all’impianto da 33mila tonnellate di rifiuti, contestandone sia l’ubicazione sia l’alto tasso di inquinamento – aspetto quest’ultimo su cui concordano anche gli esperti. Il comitato anti-biodigestore è agguerrito e deluso anche perché alcuni esponenti politici del Consiglio regionale che prima si opponevano al progetto, adesso si sono schierati per il “sì”. Ma nel contorto “sistema Italia” il passaggio positivo in Regione non implica ancora che il progetto partirà – con buona pace della società che lo ha presentato – perché i livelli decisionali sono come una scala che non porta mai al piano di sopra: fuor di metafora, adesso la palla è passata alla Città di Genova chiamata a pronunciarsi sull’approvazione definitiva e ci vorrà ancora del tempo perché la situazione veda il suo epilogo, sia esso in un senso o nell’altro.

Senza guardare nella sfera di cristallo, non è poi difficile immaginare quel che succederà, visto che il Comitato di cittadini ha già minacciato che il ricorso è già pronto per essere spedito: in tal modo il giudizio degli amministratori genovesi sarà inevitabilmente condizionato; i vari politici cavalcheranno la vicenda per meri fini elettorali; l’impresa interessata avrà da ridire perché l’autorizzazione regionale già c’è stata e magari ricorrerà a sua volta al Tar. Morale: troppa burocrazia che è emanazione diretta di una “filiera” decisionale eccessivamente lunga, scarsa capacità di comunicare il valore del progetto (a questo punto non importa se un biodigestore o altro). E allora tutti al Tar.

L’articolo su LaRepubblica.it

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