La Conferenza delle Regioni del 20 gennaio scorso ha segnato un altro passaggio – ancora non definito – verso la costruzione e definizione del “Decreto termovalorizzatori” voluto dal Ministero dell’Ambiente per fare fronte ad una importante e crescente domanda di corretta gestione dei rifiuti, alla quale il parco italiano non è oggi in grado di rispondere. Non solo: l’Italia si trova sotto diversi fronti in posizione di riconosciuta sanzione su questo tema (mancata attuazione della Direttiva rifiuti e discariche, procedura 2003/2077 ed Emergenza rifiuti in Campania, procedura 2007/2195) o comunque di infrazione o messa in mora da parte della Commissione europea. Il parere favorevole al nuovo Piano, rivisto rispetto a quello presentato la scorsa estate, oggetto di pesanti polemiche, è giunto da 15 Regioni su 20. Le regioni che hanno espresso la loro contrarietà sono Lombardia, Abruzzo, Marche, Umbria e Molise. Ma anche le 15 favorevoli hanno posto delle condizioni sull’approvazione finale, la più importante delle quali è che si preveda che l’analisi effettuata dal governo sui nuovi impianti abbia solo carattere ricognitivo e che le decisioni sulla realizzazione degli impianti e la pianificazione spettino alle regioni attraverso i rispettivi piani di gestione. Ciascuna con motivazioni differenti e posizioni più o meno radicali, tutte le regioni affermano in sostanza che il governo possa fotografare l’esistente ma che non gli sia consentito di decidere se, dove e come realizzare l’impianto.
Il tema a livello locale ha sollevato diverse polemiche, particolarmente accese in Abruzzo e in Sicilia. Il caso dell’isola è molto peculiare. Dallo schema di decreto pubblicato la scorsa estate che mappava la situazione a livello regionale, si apprende, per esempio, che in Sicilia – la regione più grande d’Italia e la quarta più popolata – non esiste nessun tipo di impianto per il trattamento dei rifiuti. Solo discariche. Si segnalava nel decreto l’assoluta necessità di realizzare due inceneritori con recupero energetico per rispondere a un fabbisogno regionale calcolato in 699 mila tonnellate di rifiuti all’anno. L’ultimissimo schema di decreto ministeriale prevede per la Sicilia la costruzione di due grandi impianti di termovalorizzazione. Un <<abuso>> per il presidente Crocetta che propende invece per la costruzione di dei sei piccoli siti. Critiche dalla giunta, dal Movimento 5 Stelle locale e dagli ambientalisti a questo atto governativo rendono ancora più complicato il già fragile rapporto di Crocetta con il PD locale e nazionale. Il vero grande rischio derivante da questa conflittualità è che però la Sicilia continui a non avere nessun tipo di impianto per la gestione e il trattamento dei rifiuti.