Ogni anno, da 13 anni, la Banca Mondiale pubblica il rapporto Doing Business – tra i policy studies più noti al mondo, il rapporto fotografa lo stato di salute della legislazione sulle attività imprenditoriali e monitora lo stato di avanzamento delle riforme in 189 economie mondiali. Per ciascuna delle 10 aree di business regulation studiate dal rapporto vengono stilate apposite classifiche che riportano benefici e criticità dei sistemi di norme. Tradizionalmente, gli indicatori elaborati dai ricercatori e policy analyst che curano il rapporto sono focalizzati sull’equilibrio tra quantità delle norme ed efficienza delle stesse. Le economie migliori sono quelle che, nelle rispettive aree di regolazione, hanno saputo trovare i giusti equilibri tra numero di regole e funzionalità delle stesse.
L’ultimo rapporto, quello che fa riferimento all’anno appena trascorso, presenta una novità importante. La Banca Mondiale introduce un nuovo criterio di valutazione e lo declina attraverso quattro indicatori: quello relativo ai permessi edilizi, l’allacciamento alla rete elettrica, la registrazione della proprietà e l’esecuzione dei contratti. Il nuovo criterio è quello della qualità delle norme. Non basta più – spiegano gli autori del rapporto – misurare la quantità, l’efficienza delle norme e il bilanciamento tra i due fattori. È necessario prendere in considerazione anche la buona formulazione delle norme, quella che consente di fare la differenza per garantire l’esercizio sano di attività imprenditoriale, a beneficio del sistema economico e dei consumatori-cittadini. Per fare un esempio pratico: in Arabia Saudita trasferire una proprietà da un’azienda all’altra richiede meno di una settimana e non comporta costi amministrativi. In Francia, al contrario, sono necessari 49 giorni e un costo per l’impresa pari a poco meno del 7% del valore della proprietà. Tuttavia, in Arabia Saudita la scarsa trasparenza del regime delle transazioni si ripercuote sul sistema di risoluzione delle dispute, che è estremamente laborioso e arriva a trascinare i contenziosi oltre i tre anni. Nel sistema francese, grazie alla digitalizzazione dei dati, la risoluzione delle dispute si conclude tra i 12 e i 24 mesi. A conti fatti, la qualità delle regole francesi è migliore rispetto a quella dell’Arabia Saudita, perché non comporta costi occulti e garantisce la conoscibilità dei dati ai cittadini.
Doing Business misura le economie nazionali, ma i principi che promuove possono senz’altro trovare applicazione anche a livello locale – il campo di analisi dell’Osservatorio ORTI. Quanto costano alle imprese procedimenti lenti e opachi? Quali sono i costi occulti di norme qualitativamente povere, o confusionarie, o inefficienti? O semplicemente di troppe norme? La raccolta dei dati e delle informazioni da parte del gruppo di ricerca dell’Osservatorio finora ha confermato due informazioni. La prima è la giusta direzione verso la quale si orienta il manifesto dell’Osservatorio, in particolare nei punti 7 (semplificazione e digitalizzazione dei processi) e 8 (open data). Sul versante opposto, i casi censiti nella rubrica “Italia No” rivelano quasi sempre disfunzioni negli apparati burocratici, favorite da norme inadeguate o applicate in modo errato. In entrambi i casi, quindi, è la qualità delle regole del gioco a svolgere il ruolo di cartina di tornasole della salute dei rapporti pubblico-privato.