Offshore: Petroceltic rinuncia, dopo 9 anni di attesa. PUGLIA – MOLISE



    

giacimenti_petrolioLa notizia è ormai piuttosto nota: Petroceltic, compagnia petrolifera irlandese, ha da pochi giorni annunciato la propria rinuncia a cercare giacimenti in Adriatico nelle acque al largo delle isole Tremiti. Dopo nove anni e a conferimento del permesso di ricerca appena ottenuto, la scelta da parte della Società.

Il bollettino del Ministero dello Sviluppo lo chiama “B.R274.EL”, un progetto di ricerca di estrazione al largo delle coste pugliesi il cui unico titolare è la compagnia Petroceltic. L’area del permesso di ricerca è localizzata oltre le 12 miglia dalla costa, (tradotto, a poco più di 22 chilometri) ed è in acque internazionali. Data la sua distanza dalla terraferma, non è quindi ricadente tra le numerose (27) istanze di ricerca e produzione di idrocarburi tutte rigettate poiché invece ricadenti all’interno le dodici miglia dalla costa. Così infatti voleva la legge di Stabilità 2016, e così il Ministero dello Sviluppo Economico in ottemperanza alla legge, ha da pochi giorni eseguito. Tra queste la ormai famosa concessione Ombrina della Società Rockhopper al largo delle coste abruzzesi, per il rigetto della quale la compagnia britannica ha annunciato di voler tentare una causa per danni nei confronti dell’Italia, ricorrendo all’arbitrato internazionale.

La storia di Petroceltic è diversa, poiché, appunto, non oggetto di un blocco “coatto” da parte delle istituzioni. La decisione di abbandonare il progetto è stata spiegata dalla Società stessa come conseguenza di difficoltà economiche, in un frangente nel quale il prezzo basso del petrolio non induce a investire nella ricerca di nuovi giacimenti. Scenari mutati che hanno fatto riconsiderare l’opportunità dell’investimento: già, perché dalla domanda per l’ottenimento del permesso di esplorazione alla decisione oggi pervenuta di rinunciarvi sono trascorsi ben nove anni. Data presentazione prima istanza: 31 ottobre 2006; data del conferimento positivo 22 dicembre 2015. Al di là delle rispettive posizioni sul tema dello sfruttamento di risorse energetiche che si possono legittimamente avere (No Triv, Sì Triv, No Fossile, Sì nucleare etc.), il vero tema in realtà è proprio la sproporzionata tempistica autorizzativa necessaria ad un’azienda per ottenere, eventualmente, l’esito ad operare o fare altre scelte di investimento. Nove anni in uno scenario così mutevole (energetico ma anche tecnologico, sociale, etc.) sono secoli per scelte strategiche di business. Se a questo si aggiungono le complicazioni che tipicamente caratterizzano questi progetti (contestazioni, rischio ricorsi etc.) allora il verdetto della bilancia costi-benefici diventa sempre più schiacciante.

Il comunicato del Ministro dello Sviluppo Economico

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