Vaccari (PD), grandi opere: “Bene il dibattito pubblico. Confronto trasparente, ma tempi certi e decisioni vincolanti”

Opinione

15-02-2016      * Stefano VACCARI, Capogruppo PD Commissione Territorio, ambiente, beni ambientali Senato della Repubblica

I-Com ha pubblicato il “Manifesto delle buone relazioni tra territori ed imprese”, qual è il suo giudizio complessivo sull’iniziativa e sui 10 punti? 

La trovo un’ottima iniziativa che si pone obiettivi ambiziosi e innovativi. Il Manifesto contiene a mio parere 2 punti centrali: la digitalizzazione dei processi e la sburocratizzazione delle procedure amministrative, insieme agli Open Data, a mio avviso rappresentano il cuore del problema che ORTI giustamente vuole affrontare. I ritardi negli investimenti sono a mio parere dovuti in gran parte a questi vulnus.

E cosa pensa invece del principio “Pacta sunt servanda”, che obbligherebbe gli enti locali a   rispettare impegni presi anche in contesti politici diversi?

Nutro qualche riserva sul principio perché definire in modo puntuale e preventivamente cosa la politica può fare a livello locale rappresenterebbe un errore. L’autonomia dei territori è un nodo sempre centrale. A tal proposito posso citare un esempio virtuoso offerto dalla Legge regionale n. 20 dell’Emilia – Romagna, che favorisce l’accordo di pianificazione tra PA e imprese, una sorta di patto preliminare a fronte di investimenti dei privati: la PA si impegna a modificare i propri strumenti urbanistici solo se l’impresa offre garanzie nella realizzazione effettiva dell’investimento e dell’occupazione, con penale di risarcimento in caso di “inadempimento”.

In Italia si assiste sempre più di frequente a fenomeni di forte contestazione territoriale nei confronti di progetti e infrastrutture. Lei è autore, insieme a suoi colleghi, di una proposta che va nella direzione di introdurre l’obbligo del Dibattito Pubblico per grandi opere e progetti. Quali vantaggi potrebbe apportare e come risponde a chi ritiene che potrebbe essere un ulteriore appesantimento dell’iter progettuale ed autorizzativo?

La partecipazione e l’informazione corretta sono elementi decisivi per la realizzazione di grandi opere. È necessario un confronto trasparente con tutti i portatori di interesse. Per l’applicazione alle procedure autorizzative di un “dibattito pubblico” nel nuovo Codice degli Appalti è stato recepito l’indirizzo per i prossimi decreti delegati. Il meccanismo dovrà consentire decisioni in tempi certi, e impegnare sia il proponente che gli stakeholder che hanno chiesto modifiche all’opera ad una sorta di accordo preliminare e non più trattabile.

Non teme che il dibattito pubblico possa appesantire ancor di più la farraginosità degli iter burocratici?

Non se il dibattito pubblico si svolge prima dei procedimenti di conferenza dei servizi e se qui si arriva con un progetto già “partecipato” e in qualche modo sottoscritto dalle Parti che lo hanno condiviso.

Un tema di enorme rilevanza nel rapporto Stato- Enti locali è la riforma costituzionale, che intervenendo sul Titolo V introduce un accentramento delle competenze, anche in tema di Energia e Ambiente, eliminando quelle aree di concorrenza normativa con le Regioni. Qual è il suo giudizio su questa riforma?

Premettendo che il giudizio complessivo sulla riforma è buono, credo ci sia da rilevare qualche criticità sul tema della pianificazione ambientale, che non può permettersi un mancato coinvolgimento pieno dei territori. Comprendo maggiormente un’esigenza di “centralismo” nella pianificazione energetica, ma sempre prevedendo un approccio che condivida le scelte con le realtà locali. La vicenda dei referendum sulle “trivellazioni” (sulla non prorogabilità di concessioni di estrazione e produzione off-shore in scadenza, NDR) è emblematica ed indicativa: questioni di tale portata vanno discusse e risolte politicamente con i territori e non a loro dispetto.

Al di là delle difficoltà, cerchiamo di raccontare l’Italia che funziona. Lei è molto legato al modenese, sua terra di origine e dove svolge gran parte della sua attività politica. Può raccontarci un’esperienza di successo nel rapporto fra impresa/e amministrazione che riguardi quel territorio?

Quando ricoprivo incarichi di governo territoriale nella mia provincia ho visto concludersi un’iniziativa molto significativa che coinvolse il distretto della ceramica di Sassuolo. La Provincia di Modena e gli industriali del comparto collaborarono attivamente per risolvere il problema della gestione dei rifiuti industriali e della presenza sul territorio di siti non idonei utilizzati per lo smaltimento. L’impegno comune portò a mappare i siti e a bonificarli con accordi di programma che utilizzarono fondi pubblici e privati. Oggi, dopo quasi 20 anni dalla nascita del problema, possiamo dire che di 60 siti non idonei individuati solo 9 di piccole dimensioni e di scarso impatto necessitano ancora di intervento. La collaborazione virtuosa tra Pubblico e Privato ha portato a risanare il suolo e il sottosuolo della zona, a bandire l’uso del piombo nelle lavorazioni, a gestire correttamente e a riciclare i rifiuti delle industrie della ceramica. Le imprese, per prime, hanno capito che difendere il valore aggiunto dato dal territorio era fondamentale non solo per la comunità ma anche per la loro reputazione.

* Senatore della Repubblica Italiana con il Partito Democratico dal 2013. Membro della Commissione Territorio, ambiente, beni ambientali del Senato della Repubblica. Inizia la sua esperienza amministrativa nel 1993, come assessore alla cultura e politiche giovanili del Comune di Nonantola. Dal 1995 al 2004 è sindaco del medesimo Comune per due mandati consecutivi. Viene poi eletto al Consiglio Provinciale di Modena e nominato assessore sia nella legislatura dal 2004 al 2009 che nella seguente.

1 commento

  1. Fa piacere leggere risposte dettagliate ma chiare e ben strutturate, con zero concessioni a “parole straniere” modaiole o slogan.

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