Non tutte le ombre sono svanite ma la ripresa del Mezzogiorno si intravede!

Opinione

09-09-2016     Maria Rosaria DELLA PORTA

Il Mezzogiorno riparte timidamente dopo la crisi e mostra segnali di vitalità; anche se non tutte le ombre sono svanite. In sintesi, è questa la fotografia scattata dall’ultimo rapportoCheck-up Mezzogiorno” curato da Confindustria e SRM, in cui si evidenzia come l’economia del Mezzogiorno sia, ora, in cerca di conferme.

È presto dire che i divari apertisi con la crisi siano stati definitivamente colmati anche se la ripartenza del 2015 può far ben sperare in un cambio di rotta.

Nel 2015 torna a stabilizzarsi il posizionamento del Mezzogiorno per ricchezza pro-capite, peggiorato ininterrottamente nel corso della crisi sia rispetto all’UE sia rispetto al resto d’Italia e – per la prima volta dopo quattro anni – riprende a crescere l’indice sintetico[1] delle principali variabili economiche (Pil, investimenti, imprese, export e occupazione). In particolare, Pil, export e occupazione registrano una variazione positiva rispetto al 2014 mentre il dato sulle imprese è sostanzialmente invariato; invece, l’indicatore relativo agli investimenti è in leggero calo.

Secondo le stime preliminari Istat, il Pil del Mezzogiorno è cresciuto dell’1% nel 2015 rispetto al 2014 e ad un ritmo superiore rispetto a quello medio nazionale. Le previsioni della crescita del Pil nel 2016 restano positive, seppur di poco. Secondo SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – il Pil del Mezzogiorno dovrebbe, infatti, crescere solo dello 0,3%, rispetto ad una crescita nazionale dello 0,8%.

L’introduzione della nuova forma giuridica “S.r.l semplificata” a sostegno dell’imprenditoria ha sicuramente creato condizioni favorevoli alla nascita di nuove imprese. Torna, dunque, a crescere  nel secondo trimestre 2016 (+0,6% rispetto al secondo trimestre 2015) – più forte rispetto alle altre regioni – il numero di imprese attive al Sud, in particolare, appunto, delle società di capitale prevalentemente di piccola dimensione. Inoltre, rispetto ad aprile 2015, si registra una crescita delle start-up innovative pari al 39,2% e superiore rispetto alle altre aree del Paese. È incoraggiante anche la crescita dell’imprenditoria giovanile e femminile. Al miglioramento del saldo delle imprese ha sicuramente contribuito anche la robusta riduzione delle procedure fallimentari.

Il Mezzogiorno continua, però, ad avere il primato dei disoccupati. Nel primo trimestre del 2016, il tasso di disoccupazione registrato è pari al 20,1%, in aumento rispetto al dato medio annuale del 2015 (19,4%) e decisamente maggiore al tasso registrato nelle regioni del Centro-Nord. In particolare, preoccupa la disoccupazione giovanile, il cui tasso è pari al 53,9% (13,6 p.p. al di sopra della media nazionale).

Segnali contrastanti arrivano dall’export, che cresce complessivamente – nel primo trimestre del 2016 – del 2,5%, soprattutto grazie al contributo delle regioni Abruzzo, Molise e Basilicata, che presentano dati positivi. In controtendenza, invece, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna in cui calano le esportazioni. Relativamente alle esportazioni manifatturiere si rileva una variazione positiva di 2,1 p.p. rispetto al primo trimestre 2015. Aumenta in modo significativo l’export dell’automotive (+32,9%) e dell’elettronica (22,2%); contrariamente le esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati subiscono una contrazione del 27,4%. Si registrano, inoltre, riduzioni nel settore chimico e farmaceutico e subisce – con sorpresa – una piccola battuta d’arresto il settore agroalimentare, una delle punte di diamante del Mezzogiorno.

I distretti industriali conseguono, invece, ottimi risultati in termini di export. Il Mezzogiorno – pur avendo una limitata presenza distrettuale – si presenta, infatti, come l’area più dinamica con un aumento tendenziale delle esportazioni pari all’8,3%, circa il doppio della media italiana. Gran parte di questo successo si deve alla Puglia e alla Campania che sono trainanti, riportando un progresso del 10,8% e del 6,9% rispettivamente.

orti check-up mezzogiorno

Per consolidare, dunque, i segnali positivi del Mezzogiorno servono politiche più intense. Il rapporto individua alcune parole chiave dalle quali non si può prescindere se la volontà è quella di stabilizzare i risultati fin qui raggiunti. La prima parola chiave è “investimenti”. Vanno promossi, incoraggiati e rafforzati tutti gli strumenti in grado di sostenere quelli privati e ogni sforzo deve essere profuso per la realizzazione degli investimenti pubblici. La seconda parola è “occupazione”. Non basta solo aumentare il numero degli occupati; è necessario creare un clima di fiducia assicurando prospettive lavorative più stabili in modo da garantire, anche, la ripresa dei consumi.

In ultimo, viene indicata la parola “accelerazione”. I ritardi nell’identificazione delle autorità di gestione e di certificazione, nella definizione dei sistemi di gestione e controllo, nell’avvio del nuovo Codice degli appalti e la partenza rallentata dell’ultimo ciclo di programmazione incombono pesantemente sulla ripresa del Sud Italia. Si legge nel rapporto che “se vogliamo avere effetti reali sull’economia, sulle imprese, sulla competitività, e sul benessere e la ricchezza dei cittadini del Mezzogiorno […] quella dell’accelerazione dei tempi di attuazione delle politiche deve diventare la sfida decisiva”.

[1] E’ un indice composito elaborato da Confindustria e SRM e calcolato come somma dei valori indicizzati al 2007 di alcune importanti variabili macroeconomiche: PIL(valori concatenati, anno base 2012), Investimenti fissi lordi, Imprese attive, Export.

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