È passato circa un anno dal “NO” pronunciato dalla Regione Puglia in merito all’arrivo del greggio di Total presso la raffineria di Taranto. Il petrolio in questione è quello del giacimento Tempa Rossa, nell’alta valle del Sauro, in Basilicata, gestito appunto da Total E&P Italia che opera in joint venture con Shell e Mitsui. Nonostante l’opposizione, l’obiettivo della compagnia francese è rimasto invariato e prevede la messa in produzione di Tempa Rossa entro il 2017, in linea con gli accordi presi a suo tempo con il Cipe, il Ministero dello Sviluppo economico e la Regione Basilicata.
Il problema è che senza la disponibilità della raffineria Eni di Taranto, l’avvio della produzione potrebbe subire dei ridimensionamenti, con il rischio concreto di non poter mandare a regime gli impianti – anche se, ad oggi, la società non ha inoltrato nessuna istanza di modifica del programma. La preclusione della soluzione più ovvia consistente nel portare il greggio a Taranto attraverso l’oleodotto Val d’Agri ha complicato inevitabilmente i piani, costringendo il noto gruppo energetico ha studiare le alternative per poter garantire l’avvio di Tempa Rossa. È stata così presentata una doppia istanza al Ministero dell’Ambiente in cui sono contenuti i dettagli del nuovo progetto: secondo le ipotesi avanzate, il petrolio dovrà viaggiare in autobotti, dunque su strada. In particolare, si parla di 170 mezzi per il trasporto giornaliero di 20 mila barili di greggio verso la Raffineria Api di Falconara Marittima, nelle Marche, tra l’altro percorrendo tratti viari con non poche asperità.
L’altra soluzione individuata dalla Total è portare il greggio dalla Basilicata a Roma, presso il Deposito di Pantano di Grano (ben 435 km da percorrere su strada) che a tal fine dovrà subire dello modifiche impiantistiche, per poi inviarlo alle boe di carico di Fiumicino tramite l’oleodotto esistente.
