La Corte dei Conti accende un faro sul Porto di Taranto. Per la magistratura contabile, l’iter del progetto merita senza dubbio un approfondimento, se non altro per i numerosi rallentamenti subiti nel corso degli anni: basti pensare che il progetto risale addirittura al dicembre del 2003, mentre quello definitivo è stato approvato nell’agosto 2011. Per non parlare dei lavori, che hanno avuto inizio due anni dopo.
La burocrazia italica, lenta e macchinosa, è finita così al centro della relazione della Corte dei Conti, che ravvisa una serie di criticità che “hanno inciso negativamente sul rispetto dei tempi prestabiliti e sulla compiuta realizzazione dell’opera”. Tutte questioni che – si legge – “se non risolte, potranno continuare a condizionare il buon esito dell’iniziativa”, prevista entro marzo 2020. Molte delle responsabilità sono chiaramente ascritte alle amministrazioni comunali di Taranto, incluse “la dilatazione dei tempi nella fase di approvazione delle progettazioni” e le sviste in fase di progettazione preliminare, soprattutto in relazione alla vasca di colmata destinata ad accogliere i fanghi provenienti dai lavori marittimi. Non solo ritardi, ma anche la scarsa coordinazione con le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell’economia, in particolare per il monitoraggio e l’aggiornamento delle risorse finanziarie impiegate.
Proprio sul tema dell’utilizzo delle risorse, la Corte parla di vera e propria “stasi”: vale a dire che i soldi ci sono ma non vengono spesi, come spesso accade negli enti pubblici. Si sa, negli ultimi anni Taranto ha vissuto una stagione politica altalenante, ma la Corte punta il dito anche verso l’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio che dall’avvio dei lavori ha fatto registrare pagamenti pari soltanto al 56% del finanziamento complessivo, con un cronoprogramma finanziario che “non appare in linea con i dati comunicati a questa Corte dal Ministero”.
“Rispetto del cronoprogramma”, “definizione delle procedure necessarie per la realizzazione degli interventi e nell’utilizzo delle risorse disponibili”, “maggiore incisività in tema di indirizzo e coordinamento di tutti i soggetti interessati”, sono queste alcune delle raccomandazioni che si leggono nelle conclusioni alla relazione. Chissà se Taranto sarà in grado di tradurle in pratica…