L’Irpinia dice i suoi No. Amministrazioni locali e popolazioni non possono più essere tagliate fuori dai processi decisionali. Questo è ciò che emerge dal confronto acceso che si trascina da tempo in provincia di Avellino in merito ad una diffusione degli impianti eolici che viene percepita come incontrollata dal territorio. Il confronto coinvolge associazioni, comitati e vari livelli istituzionali, e ha avuto modo di riproporsi in un recente incontro organizzato dal coordinamento dei comitati dell’Alta Irpinia contro l’eolico selvaggio. I comitati contestano con forza il crescente danno ambientale causato dagli innumerevoli parchi eolici autorizzati negli ultimi anni dalla Regione Campania, che sembrerebbe noncurante di fronte alle richieste di moratoria approvate sia dal Consiglio Provinciale di Avellino nel 2014 (delibera n. 52) sia da parte di 18 Comuni dell’Alta Irpinia che hanno deliberato in tal senso in un consiglio congiunto a fine ottobre 2015. A poco sono valse, durante il citato incontro, le dichiarazioni del presidente del Consiglio regionale D’Amelio per impegnare la Regione verso una moratoria. C’è chi, fuori dal coro, ha sostenuto la non percorribilità di questa via se non a livello nazionale e chi come Carlo Sibilia, parlamentare del Movimento 5 Stelle, ha invece denunciato la contraddizione di quelli che sostengono la battaglia contro l’eolico ma hanno prima appoggiato il decreto legge Sblocca Italia, che accelera le procedure di esproprio dei terreni. Per avere un quadro della situazione è utile evidenziare come, a fine 2013, la Regione Campania con l’11,5% degli impianti eolici istallati sul territorio Nazionale risulti terza dopo Puglia (33,7%) e Basilicata (12,3%); per potenza eolica istallata in MW la Campania, con una percentuale del 14,4%, è preceduta da Puglia (26,5%) e Sicilia (20,4%); la Provincia di Avellino per potenza eolica in MW istallata (6,8%) è seconda solo alla provincia di Foggia (21,5%) [fonte rapporto statistico GSE 2013 pubblicato a marzo 2015]. Ulteriore motivo di contestazione generale è il ritardo accumulato dalla Giunta Bassolino prima e da quella De Luca poi nell’approvazione di un Piano Energetico Ambientale aggiornato (l’ultimo risale al 2009) e nell’emanazione di una legge organica regionale che regolamenti nel dettaglio il settore energetico. Gli enti locali irpini, inoltre, hanno rimarcato a più riprese il ruolo assolutamente nullo che essi svolgono durante le Conferenze dei Servizi, dove si approvano i progetti per nuovi impianti. I comitati locali hanno addirittura adombrato l’eventualità che la criminalità organizzata possa avere forti interessi nel business dell’energia eolica, tanto da richiedere urgentemente al presidente De Luca la costituzione di una task force regionale antimafia. La lezione dell’Irpinia è la stessa che vediamo anche in altre zone d’Italia, quando la politica ritarda o “decide di non decidere”, il flusso comunicativo tra imprenditoria, istituzioni e società civile è debole o inesistente e non vengono utilizzati strumenti di partecipazione ed ascolto: un forte senso di diffidenza reciproca che non permette lo sviluppo di progetti condivisi.