Ritardi e sprechi delle infrastrutture portuali. Il monito della Corte dei Conti Ue. ITALIA



    

Porti_CorteUELa Corte dei Conti dell’Unione Europea ha pubblicato un dettagliato report che analizza lo stato dell’arte delle infrastrutture portuali realizzate fra il 2000 e il 2013 nel Vecchio Continente. Dalla relazione emergono un quadro disomogeneo e una certezza: non esiste una portualità europea se non c’è una politica comunitaria che la sostanzi.

Sotto l’occhio attento dell’importante organismo sovranazionale sono finiti 37 progetti infrastrutturali di Italia, Spagna, Polonia, Germania e Svezia per un valore complessivo di 292 milioni di euro. Come noto, le Istituzioni europee non hanno la fama di essere clementi con i Paesi che sprecano risorse e in tema di porti la musica non cambia: infatti, per la Corte – custode delle finanze dell’Ue – ben 30 progetti risultano “inefficaci” a fronte di un costo di 194 milioni di euro e ulteriori 97 milioni sono impiegati in opere “inutilizzate” o “sottoutilizzate”. Un ulteriore dato è il mancato rispetto delle consegne dei progetti in tanti, troppi cantieri: 19 progetti su 30 registrano ritardi tra il 20 e il 136 per cento sui tempi pattuiti. Parliamo di terminal container praticamente vuoti, come a Taranto (38 milioni di costo) e a Cartagena ma anche di porti troppo vicini che generano una concorrenza dannosa come quelli dell’Alto Tirreno e dell’Alto Adriatico, tanto per rimanere in Italia. Proprio i porti cosiddetti “ascella” sono secondo la Corte quelli in cui più evidente è lo spreco, come dimostra il caso italiano di Genova, La Spezia, Livorno e Savona sul versante tirrenico e Venezia, Trieste, Capodistria e Fiume sulla parte adriatica; se sul Tirreno sarebbe auspicabile unificare l’offerta in modo da contenere i costi e fornire un servizio a pieno regime, sull’Adriatico ci si scontra con il problema di fondo che attanaglia molte aree di policy all’interno dell’Ue, non soltanto quella delle infrastrutture, vale a dire il prevalere degli interessi di singoli Stati membri a scapito di una politica europea dei porti solida e veramente unificata.

Un passaggio della relazione evidenzia anche che in Italia “le procedure amministrative possono contribuire a ritardare l’attuazione dei progetti principalmente a causa di problemi nel rilascio di autorizzazioni e permessi, il che evidenzia difficoltà di coordinamento tra i diversi enti coinvolti”, citando a tal proposito il progetto “Porto integrato” di Salerno che ha subito un ritardo di 13 mesi.

La Corte dei Conti Ue, però, rileva che anche le Istituzioni comunitarie non fanno la loro parte fino in fondo, in primis la Commissione Ue e la Banca Europea degli Investimenti, che dovrebbero collaborare di più e condividere meglio “tutte le informazioni pertinenti”. Altro suggerimento da non trascurare è di concedere finanziamenti con analisi sia ex ante sia ex post in modo che le indagini sugli aiuti di Stato siano pertinenti e i sostegni siano ponderati a dovere prima di essere concessi.

Il Report completo in pdf

La notizia sul sito dell’Ufficio stampa della Corte dei Conti Ue

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