Comune e imprese non trovano l’accordo sul progetto del Traforo delle Torricelle. VENETO



    

traforo_torricelleDopo un tira e molla durato diversi anni la lunga gestazione del Traforo delle Torricelle sembra aver trovato il suo (triste) epilogo. L’opera, infatti, non si farà visto che il 7 aprile scorso si è concluso il procedimento amministrativo dei tecnici del comune di Verona che hanno dichiarato decaduta l’aggiudicazione della concessione al raggruppamento di imprese facente capo a Technital. Eppure il Passante Nord – conosciuto come Traforo delle Torricelle – avrebbe permesso a Verona di risolvere i problemi di viabilità legati alla “doppia natura” del tratto in questione che è percorso dai traffici di provenienza extraurbana ma ha anche un’importante funzione urbana. Il progetto prevedeva quindi di realizzare un passante che portasse fuori dai quartieri cittadini il traffico di attraversamento, evitando code inutili e la percorrenza di strade interne all’abitato. Più che contro l’infrastruttura, il comitato di cittadini per il “no” ha sin dall’inizio contestato il modus operandi della Giunta di Flavio Tosi e della Technital, trovando un alleato nel consigliere comunale e prossimo candidato sindaco di Verona, Michele Bertucco secondo il quale “dopo tanti anni non è mai stato presentato un progetto sostenibile e bancabile e il raggruppamento di imprese che si era impegnato a realizzarlo nel frattempo ha perso pezzi per strada perdendo i requisiti tecnici necessari”.

L’accusa degli oppositori, insomma, è che l’impresa giocasse al ribasso, come spiegato da Alberto Sperotto del comitato: “l’ultima proposta inviata dal concessionario, quella del traforo scontato del 20%, era priva dei contenuti minimi definiti dalla normativa per le procedure di project financing; mancavano riscontri concreti sul pluriannunciato contributo dell’A4 Holding e si eliminavano i filtri antiparticolato in galleria che invece rappresentavano punto qualificante di un’altra proposta”. Ma la Technital non ci sta e si prepara alle vie legali anche perché in ballo ci sono 8 milioni di euro di fidejussione da restituire e un bando di gara che de facto è stato vinto.

Come di frequente accade, la palla passa dunque ai giudici dei tribunali, per così dire “costretti” a intervenire e rimediare ai cortocircuiti tra le imprese e l’amministrazione locale. Sintomo questo di una scarsa capacità di dialogo da parte di entrambi gli attori, che si ripercuote anche sulle reazioni dei cittadini i quali, sentendosi poco coinvolti nelle decisioni strategiche per il loro territorio, alla fine scelgono la via della protesta e della chiusura.

L’articolo su VeronaSera

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